Note Critiche
Le vicende dell’opera L’amor contrastato recano particolari imprecisi e divergenti. Nel Dizionario del Dassori, Opere e Operisti, 1541 – 1902 (Genova 1903), alla voce Cimarosa si legge: L’amor contrastato, Napoli 1782. Alla voce Paisiello: L’amor contrastato, Napoli 1789. Alla voce Amor contrastato: Cimarosa, 1782; Paisiello, 1789. Alla voce Molinara: Paisiello, Napoli 1788. Secondo il Florimo, La Scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori (Napoli 1880 – 82), La Mulinara o L’amor contrastato di G. Palomba, commedia musicale di G. Paisiello, fu rappresentata a Napoli, Teatro de’ Fiorentini, nel 1789. Prendiamo per buona questa data, poiché l’autorità del Florimo è degna di fede. Sarà bene precisare, inoltre, che si tratta di due opere affatto diverse, quantunque rechino lo stesso titolo, e autore dei due libretti sia lo stesso Palomba. Lo attesta il libretto de L’amor contrastato / commedia per musica / di Giuseppe Palomba / da rappresentarsi / nel Teatro de’ Fiorentini / per second’Opera del corrente anno 1788... La musica è del famoso Sig. D. Domenico Cimarosa Maestro di Cappella ecc. (esemplare conservato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze).
Del libretto che si vuole musicato dal Paisiello nel 1788 non si trovano esemplari; che abbondano, invece, a partire dal 1789 (l’ultimo che conosciamo fu stampato a Firenze nel 1824). Il titolo dell’opera cambia continuamente soprattutto nell’Italia centro – settentrionale, mentre invece a Napoli permane immutato. A Roma (1789) L’amor contrastato o sia la Molinarella; a Venezia (1789) L’amor contrastato; a Livorno e a Lucca (1791) L’amor contrastato o sia la Molinara; a Parma e a Milano (1791) La Molinara o sia L’amor contrastato (idem nella edizione di Milano del 1810); a Pietroburgo (1795) La Molinara, a Bastia, in Corsica (1796), L’amor contrastato o sia la Molinara ecc.
Argomento
L’azione si svolge nel feudo della baronessa Eugenia, nelle vicinanze di Napoli. Vi prendono parte (oltre alla proprietaria del feudo): Rachelina, ricca molinara e dispettosa in amore; Amaranta, cameriera di donna Eugenia; Calloandro, giovane vanaglorioso, cugino di donna Eugenia, cui sta in obbligo di sposarsi, che poi si innamora di Rachelina; Notar Pistofolo, notaro di casa della baronessa, uomo ignorante nel suo mestiere; Rospolone, governatore [del feudo e] amante occulto di Rachelina.
Si può dire che la situazione è unica, graduata da un crescendo di atteggiamenti drammatici, ma sempre ancorata alla compiaciuta civetteria di Rachelina, alla sua popolana astuzia. Civetteria e astuzia che diventano il fulcro attorno al quale ruotano le vittime amorose di questo dramma giocoso: Eugenia che fa scenate di gelosia per vedersi trascurata dal suo promesso sposo Calloandro, acceso d’amore per la bella molinara fino al punto di perdere la testa; Pistofolo, che per i begli occhi di Rachelina abbandona il « notarismo » e si fa molinaro, sia pure dopo aver superato qualche perplessità (« combatte nel mio core / l’inchiostro e la farina » lo sentiremo dire, infatti); Rospolone, burlato e accecato dall’invidia, manda « in cento malore il [suo] governo » e per vendicarsi del rivale Pistofolo lo dichiara pazzo dopo essersi travestito da medico.
I fatti, riferiti a personaggi di non alta estrazione, balzano fuori con forza e, nella loro improvvisa grossolanità, producono una temperie di genuina allegria. Tuttavia il librettista nel creare le situazioni tende a trascurare la psicologia dei suoi personaggi, preoccupato com’è di caricare le situazioni stesse. Il Palomba, che svolse la sua attività a Napoli fra il 1775 e il 1825, era un facilissimo verseggiatore: nella prefazione di un suo libretto affermava, infatti, di averne scritti più di trecentotredici ! (U. Rolandi, Il libretto per musica attraverso i tempi, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1951). Gli manca, inoltre, e soprattutto, quella sottile pensosità che è poi la vera qualità del poeta comico; per cui la sostanza del suo mondo è tutta nella smaliziata caricatura, che raramente giunge all’ironia. Il vero poeta della situazione, colui che idealizza questo mondo superficiale, che gli comunica una certa sottile malinconia, talvolta ironica, è il musicista, ossia il Paisiello. La carica emotiva del suo linguaggio musicale, spesso improntato al più schietto e genuino gusto per la canzone popolaresca, supera la parola che diviene quasi pretesto, accessorio, occasione, e assurge a significato di poesia.
Aldo Rocchi